Nella sala del Polo Bibliotecario di Potenza si è svolto l’incontro con il giornalista e scrittore Walter De Stradis, dedicato alla presentazione della versione ampliata del suo libro su Antonio Infantino, considerato l’unico volume interamente dedicato alla figura e all’opera dell’artista lucano.
De Stradis, intervistato davanti a un pubblico attento e partecipe, ha ripercorso il lungo lavoro di ricerca dietro un testo che, nella nuova edizione, si arricchisce di materiali inediti, testimonianze e ulteriori approfondimenti. “Era necessario tornare su Antonio Infantino,” ha spiegato, “perché la sua opera è un universo complesso e sorprendentemente contemporaneo. Più passa il tempo, più ci si rende conto di quanto fosse avanti rispetto alla sua epoca.”
Nel corso dell’incontro, De Stradis ha ribadito il tratto distintivo di Infantino: la capacità di oltrepassare i confini tradizionali della musica popolare, fondendola con elementi sperimentali, filosofici e performativi. “Antonio Infantino non è stato semplicemente un musicista: è stato un creatore di mondi, un artista totale,” ha dichiarato l’autore. “Lui ha inventato un genere suo, difficilmente classificabile. È per questo che parliamo di avanguardia: non perché fosse complicato, ma perché anticipava visioni e sonorità che sarebbero arrivate molto dopo.”
Una parte significativa dell’intervista è stata dedicata alla domanda più delicata: perché un artista di tale rilievo è stato così poco celebrato nella sua terra e nel panorama nazionale? De Stradis ha offerto una riflessione lucida: “Infantino era un artista libero, indisciplinato rispetto ai canoni dell’industria culturale. Non si è mai adattato alle logiche del mercato né alle facili semplificazioni. Questo lo ha reso difficile da ‘collocare’. E quando un artista non è immediatamente classificabile, spesso lo si accantona. Ma oggi, rileggendo le sue opere, ci accorgiamo che la sua complessità era la sua forza.”













