Alla Casa BCC Basilicata a Potenza si è tenuto un incontro promosso dal comitato Orienta Sport dedicato a un fenomeno sempre più preoccupante: l’abbandono dello sport da parte degli adolescenti.
Un tema che, come ha evidenziato il coordinatore Matteo Schiavo, sta assumendo i contorni di una vera emergenza sociale. «Fino a qualche anno fa il momento critico arrivava intorno ai 17 anni. Oggi, invece, molti smettono già tra gli 11 e i 14». L’incontro fa parte di un percorso più ampio che porterà alla diffusione di un questionario tra i giovani per comprendere meglio le cause del drop-out sportivo.
Perché tanti adolescenti lasciano lo sport? Le ragioni, spesso intrecciate tra loro, delineano un quadro complesso. Troppi impegni e poco tempo; la scuola e le attività extrascolastiche occupano gran parte della giornata. Minor motivazione e divertimento. Quando l’attività sportiva smette di essere vissuta come un piacere e diventa fonte di stress o aspettative esterne, il coinvolgimento emotivo cala rapidamente. Di conseguenza emergono stanchezza mentale e fisica.
Durante l’incontro, Maria Grazia Lo Cricchio, docente di Psicologia dello Sviluppo e dell'Educazione dell'Unibas, ha messo in luce quanto lo sport sia fondamentale per il benessere psicofisico: aiuta a sviluppare autostima, capacità di gestione delle emozioni, senso di appartenenza e competenze sociali. Tuttavia, ha spiegato che questi benefici emergono solo se l’ambiente sportivo è orientato al benessere. Quando prevalgono eccessiva competizione, rigidità o pressioni sui risultati, il rischio di abbandono aumenta.
Tra le testimonianze raccolte ai nostri microfoni, i giovani hanno raccontato due storie opposte, dietro cui si cela la stessa sfida. Fabio Pantone, ex pallavolista, ha dovuto lasciare l’attività sportiva quando ha iniziato l’università di medicina: «Vorrei continuare, ma non riesco a far coincidere orari, studio e allenamenti. Serve più tempo di quello che ho».
Cristiana Mancazzo, atleta di ginnastica artistica è invece riuscita a mantenere entrambe le cose: «È faticoso, ma riesco ad organizzarmi nel modo migliore. Bisogna rinunciare a qualcosa, ma lo sport mi accompagna da tutta la vita e spero di non abbandonarlo mai».
Attraverso le testimonianze e il parare di esperti, questi incontri hanno un obiettivo preciso: ascoltare, raccogliere dati, individuare le reali difficoltà dei giovani e progettare risposte concrete. "È nostro compito" ha detto Schiavo, "costruire strumenti e proposte che aiutino i ragazzi a restare nello sport, non a lasciarlo".













