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CITY OF PEACE ACADEMY 2025: NUOVI SPAZI PER CITTÀ PIÙ INCLUSIVE

Rimettere al centro le comunità come spazi di cura, creatività e futuro. È attorno a questa idea che oggi 28 ottobre 2025 si è svolto l’incontro nell'ambito della City of Peace Academy al Polo Bibliotecario di Potenza. Tra i temi chiave: come si costruiscono comunità più inclusive? Come possono città e periferie diventare luoghi dove le persone non si limitano a vivere, ma a sentirsi parte di qualcosa?

L’evento ha coinvolto studiosi, operatori culturali e responsabili di progetti sociali che ogni giorno lavorano nei territori per ridisegnare la vita collettiva.

Per Antonella Agnoli, progettista culturale, la sfida si gioca prima di tutto nei luoghi pubblici più accessibili: le biblioteche. Agnoli parte da un problema che tocca milioni di persone: la solitudine. “Viviamo in una società dove ci si sente sempre più soli e le biblioteche possono diventare spazi reali dove ritrovarsi insieme, creare legami, fare attività con gli altri”. Soprattutto al Sud, sottolinea, molte biblioteche restano ancorate al ruolo tradizionale di catalogare testi. "Ma oggi le biblioteche prima di questo devono pensare alle persone”. 

Un’altra prospettiva arriva da Renato Quaglia, direttore della Fondazione Foqus di Napoli, che lavora da anni per trasformare i Quartieri Spagnoli attraverso cultura e formazione. Le città, osserva, attraversano una crisi profonda. La definisce citando Shakespeare: “l’inverno del nostro scontento”. Le difficoltà però colpiscono in modo diverso: chi vive in zone centrali e più stabili percepisce un disagio relativo; chi abita le periferie affronta esclusione, mancanza di opportunità, fragilità economica. “Non sono le persone che hanno sbagliato: è la città che dobbiamo ripensare”.

La terza voce è quella di Antonio Damasco, direttore della Rete Italiana di Cultura Popolare, che porta all’attenzione un’esperienza innovativa: le portinerie di comunità. Luoghi che non sono né uffici pubblici né semplici centri sociali, ma veri presidi di prossimità: ascolto, orientamento, micro-servizi per i vicini, occasioni di attivazione sociale. Uno spazio dove il quartiere ritrova la sua identità.

Biblioteche, periferie, portinerie, luoghi diversi, ma un’unica intuizione condivisa: il futuro si costruisce dove le persone si incontrano, si riconoscono e creano insieme.


 


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