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COMITATO GIOVANI AGRICOLTORI, CRIDSI IDRICA: LA DIGA DI MONTECOTUGNO A POCO PIU' DI 38 MILIONI DI METRI CUBI

COMITATO GIOVANI AGRICOLTORI, CRIDSI IDRICA: LA DIGA DI MONTECOTUGNO A POCO PIU' DI 38 MILIONI DI METRI CUBI

Dal Comitato spontaneo dei giovani agricoltori riceviamo e pubblichiamo la nota che segue sulla situazione drammatica della diga di Montecotugno.

Al 27 ottobre la diga di Montecotugno contiene poco più di 38 milioni di metri cubi. In qualunque sistema moderno di gestione idrica, un livello simile avrebbe già comportato l’attivazione di una struttura straordinaria, con poteri operativi e responsabilità definite. In Basilicata non è accaduto, e la crisi non riguarda più soltanto gli agricoltori: coinvolge imprese, servizi e, se la tendenza prosegue, anche i cittadini lucani e pugliesi.

L’acqua è interregionale, quindi la crisi lo è. E mentre i numeri parlano, resta una domanda elementare: quali territori verranno penalizzati e quali tutelati? Oggi nessuno lo sa. E proprio per questo è indispensabile una governance chiara: un commissario tecnico, con poteri operativi e una catena di comando trasparente. Il commissario andava nominato ieri; la situazione era evidente in estate ed è certificata adesso.

Le nostre soluzioni sono state inviate ufficialmente. Sono già pronte per diventare atti: manutenzioni urgenti, cronoprogramma vincolante, dati pubblici aggiornati, bilancio idrico interregionale trasparente, commissario tecnico esterno con coordinamento unico tra Regione, Consorzio e Autorità di Bacino. Sono proposte concrete: possono essere approvate, migliorate o superate, ma esistono. Non si può sostenere che manchino soluzioni.

E vogliamo essere chiari: se si ritiene necessario un incontro, la disponibilità c’è. Ma nello stesso momento devono diventare operative le nostre proposte. Altrimenti si tratta dei soliti tavoli del “faremo”, e a quei tavoli non sediamo. L’ascolto non riempie i bacini, non irrigua i campi e non ferma l’emigrazione dei giovani. A volte sembra quasi che qualcuno voglia farci scappare: chi lavora, chi investe, chi ci prova, chi resta. E invece noi, qui, vogliamo restare.

Per questo l’appello non è solo alla politica lucana, ma anche a quella pugliese. Quando un territorio entra in sofferenza, l’altro segue: l’acqua non si ferma al confine amministrativo. È comprensibile che parlarne in piena campagna elettorale non sia comodo, ma la realtà non attende le urne. Le campagne elettorali passano; la crisi resta.

Se un piano esiste, venga reso pubblico.
Se non esiste, venga costruito ora.
Se qualcuno non è in grado di assumersi questa responsabilità, lo dica con trasparenza.

Un territorio non si governa con gli annunci: si governa con le decisioni.
E noi, in Basilicata, vogliamo restare. Ma per restare servono fatti, non promesse.


 


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