Dopo l’Istituto Alta Sicurezza di Melfi, anche la Casa Circondariale di Potenza ha la sua panchina rossa, un’installazione permanente contro ogni forma di violenza e di discriminazione.
“L’inaugurazione della panchina si è celebrata nella Giornata Internazionale della Violenza contro le donne, un gesto semplice ma dal potente messaggio che proviene da “oltre le sbarre”, realizzata da persone detenute donne e uomini, per testimoniare la loro sensibilità contro la violenza di genere, non vuole essere soltanto un simbolo di memoria, ma anche di prevenzione e presidio civico che richiama ogni giorno al rispetto, all’ascolto e alla responsabilità sociale” - riferisce Carmen D’Anzi, Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della Provincia di Potenza, che ha fortemente voluto questo momento di riflessione.
La panchina rossa è ormai diventata un simbolo riconosciuto in tutta Italia: un segno visibile che richiama alla memoria le donne vittime di violenza ma vuole essere anche simbolo di rinascita, solidarietà e di speranza per promuovere rispetto, ascolto e cultura del dialogo. La panchina rossa è stata collocata in una zona di passaggio per essere ammirata anche da visitatori e familiari delle persone detenute.
“Un inciampo voluto, ostinato. La trovi lì, tra mura che hanno visto il peggio dell’umano, e ti costringe a fermarti, a guardare in faccia ciò che spesso preferiamo ignorare. Perché non c’è luogo più scomodo di un carcere per ricordare che la violenza non è un fantasma, ma una realtà che ci cammina accanto, ogni giorno. E allora quella panchina diventa una sfida: un atto di coraggio civile, un promemoria rosso sangue che non si cancella con una mano di vernice né con il silenzio. È come se dicesse: “Guardami. Guardaci. Non voltarti. Non fingere che non sia successo, che non stia succedendo ancora” - ha testimoniato la Consigliera di Parità della Provincia di Potenza. E forse è proprio questo che serve: inciampare. Cadere nella verità. Perché solo inciampando si capisce davvero dove fa male, e da dove bisogna ricominciare.
Alla sobria cerimonia hanno partecipato autorità civili, militari, religiose, tra cui il vice Sindaco della Città di Potenza Dott.ssa Federica D’Andrea, rappresentando un momento di partecipazione collettiva per riaffermare, attraverso un gesto simbolico, la necessità di contrastare ogni forma di violenza e discriminazione di genere, fenomeno drammaticamente attuale i cui numeri dei femminicidi non si arrestano ma i casi aumentano drammaticamente.
Grazie alla sensibilità e all’umanità con cui, quotidianamente e nel rispetto del dettato costituzionale e dei diritti umani, il Direttore dott. Paolo Pastena, il Capo area della Segreteria Generale dott. Giuseppe Palo, le Funzionarie Giuridico Pedagogiche dott.ssa Sonia Crovatto e dott.ssa Angela Benemia, gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria rappresentati dal Comandante Gianluigi Lancellotta e dal Vice Comandante Saverio Brienza e l’area sanitaria, contribuiscono con i percorsi formativi e trattamentali alla rieducazione delle persone detenute affinché si possa costruire una società più rispettosa e sicura per tutte e tutti- conclude la Garante D’Anzi. Una panchina che continua a parlare e che ci richiama a non voltarsi dall'altra parte per rivendicare il diritto fondamentale di ogni donna alla libertà e al rispetto.













