USC, SANITÀ LUCANA: "MANCANO I MEDICI, MA SI FERMANO LE STRUTTURE PRONTE A LAVORARE"

USC, SANITÀ LUCANA: "MANCANO I MEDICI, MA SI FERMANO LE STRUTTURE PRONTE A LAVORARE"

In un documento ufficiale diffuso dall’ASP Basilicata, relativo al monte ore vacante del terzo trimestre 2025, emerge chiaramente una realtà che non può più essere ignorata: centinaia di ore di specialistica non coperte in quasi tutti i distretti della regione, in branche essenziali come cardiologia, radiologia, diabetologia, endocrinologia e psichiatria.

A Venosa, Senise, Lavello, Potenza, Melfi e in molti altri centri, i servizi di specialistica ambulatoriale restano scoperti; lo stesso vale per i comuni che gravitano attorno a Lauria, Chiaromonte o Villa d’Agri.

Eppure, le risorse alle strutture accreditate sono state assegnate sul criterio della spesa storica del 2014, ai reali fabbisogni cioè alle prestazioni che realmente servono viene dedicato un misero 6%, come messo nero su bianco dalla stessa delibera regionale.

“Non è una questione di risorse, ma di metodo — afferma l’Unione Sanità Convenzionata —. Scelte ritardate, criteri disallineati e una programmazione confusa stanno generando un caos amministrativo che paralizza il sistema: gli ambulatori pubblici restano scoperti, quelli accreditati non possono operare, e le liste d’attesa aumentano continuamente.”

Secondo l’USC, questa situazione non è un fatto estemporaneo, ma il sintomo di una crisi più profonda che riguarda l’intera sanità lucana. Negli ultimi dieci anni, secondo il rapporto “Il personale del Servizio Sanitario Nazionale” pubblicato da AGENAS, la Basilicata ha perso oltre il 24% dei medici del servizio sanitario regionale: erano 1.242 nel 2013, oggi sono 942.

È il calo più consistente d’Italia, mentre a livello nazionale si registra in media un lieve aumento dell’1,85%. Un dato che racconta meglio di ogni parola la perdita di competenze e la difficoltà nel mantenere sul territorio professionalità qualificate, sempre più attratte da regioni o sistemi sanitari meglio organizzati.

“Da anni si opera in un continuo stato di emergenza e precarietà — prosegue USC —. Questa incertezza allontana le professionalità, indebolisce i territori e priva la Basilicata di competenze indispensabili. Non è un caso che, dopo dieci anni di programmazione instabile e decisioni contraddittorie, la nostra regione sia oggi quella che ha perso più medici di tutte.”

Per l’Unione Sanità Convenzionata, la soluzione non può essere un altro intervento tampone, ma una legge regionale chiara e definitiva che stabilisca, una volta per tutte, regole trasparenti, criteri certi e fabbisogni reali per la definizione dei rapporti tra pubblico e privato accreditato. Solo così sarà possibile superare il continuo stato di precarietà e restituire stabilità, efficienza e credibilità all’intero sistema sanitario regionale.

“Non chiediamo privilegi, ma regole chiare e rispetto per i cittadini — conclude USC —. La Basilicata deve uscire dal limbo e tornare a programmare la salute con responsabilità, perché la precarietà non cura nessuno.”


 

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