La Delibera ASP n. 837 del 10 ottobre 2025, che avrebbe dovuto dare attuazione alla DGR regionale n. 513, si rivela un atto burocratico freddo e disconnesso dalla realtà, che rischia di trasformarsi nell’ennesimo colpo inferto al fragile equilibrio sanitario dei territori del Vulture-Alto Bradano. Lo denuncia l'Unità di crisi sanitaria.
Polimedica — il poliambulatorio accreditato riferimento dell’area nord — aveva scelto, nonostante tutto, la via della fiducia: congelare i licenziamenti, mantenere aperto un dialogo, attendere un segnale di collaborazione dall’ASP.
Un gesto di responsabilità civile e istituzionale, compiuto anche su invito della Prefettura, per evitare che una crisi già gravissima degenerasse in un disastro sociale e sanitario.
Eppure, a pochi giorni da quell’incontro, l’ASP di Potenza ha approvato un provvedimento che ignora completamente quel percorso, che vanifica gli sforzi di mediazione e che, invece di sanare le ferite, le riapre con maggiore profondità. Il nuovo schema di “addendum” imposto alle strutture accreditate non solo nega ogni forma di certezza economica e gestionale, ma trasferisce interamente sui centri privati il rischio delle inefficienze pubbliche.
In sostanza, le strutture devono garantire personale, apparecchiature, locali e turni senza sapere se e quante prestazioni potranno effettivamente erogare, e quindi senza alcuna garanzia di remunerazione. Un meccanismo surreale, che scarica la responsabilità delle liste d’attesa sui soggetti che da anni suppliscono alle carenze del sistema pubblico.
Per l'Unità di crisi sanitaria "L’emergenza delle liste d’attesa, il blocco dei contratti e la paralisi dei servizi convenzionati non sono più questioni amministrative: sono una crisi di sistema che tocca direttamente il diritto alla salute e la tenuta sociale dei territori. E i sindaci, che in queste settimane hanno mantenuto viva la voce del territorio, hanno il dovere e il diritto di far sentire la propria presenza anche nelle sedi istituzionali, chiedendo chiarezza, confronto e risposte concrete".
Per l'Unità di crisi "È inaccettabile che un atto concepito per ridurre le liste d’attesa finisca per aggravarle, imbrigliando le procedure e disincentivando chi avrebbe la capacità di recuperare visite ed esami in tempi rapidi. È inaccettabile che la sanità venga gestita con logiche di controllo e sospetto, anziché di cooperazione e programmazione. È inaccettabile che, in nome della “cosa pubblica”, si continuino a compiere scelte che finiscono per danneggiare i cittadini e gli operatori".