Il processo all'ex sindaco di Lauria, Gaetano Mitidieri, e ad altre 8 persone per la tragedia del Pala Alberti si farà e comincerà il 10 aprile prossimo in tribunale a Lagonegro.
Lo ha deciso il gup Filippo Lombardi che, oggi, al termine dell'ultimo atto dell'udienza preliminare (cominciata il 3 maggio dell'anno scorso) ha rinviato a giudizio tutti e nove gli imputati, accogliendo l’impostazione sostenuta dal capo della Procura, Gianfranco Donadio (in udienza era presente il pubblico ministero Gianluca Grippo). La tragedia si verificò il 13 dicembre del 2019. Quella sera, una tempesta di vento scoperchiò il tetto del palasport e lo scaraventò contro la vicina palestra "Cam sport e salute" causando il crollo di una parete che schiacciò e uccise la 28enne psicologa Giovanna Pastoressa. Oltre all'ex sindaco di Lauria, (coinvolto non in quanto primo cittadino, ma per aver redatto il progetto dell'intero palasport, tetto compreso) andranno al dibattimento di aprile anche Francesco Mitidieri, 68 anni, di Latronico, collaudatore finale dell'opera, Giovanni Grazioli, 48 anni, di Breno, in provincia di Brescia, progettista della copertura e Giacomo de Marco, 64 anni, di Maierà, in provincia di Cosenza, titolare dell'impresa aggiudicataria dei lavori. Con loro sono stati rinviati a giudizio anche Antonio Garofalo, 56 anni, di Cassano allo Jonio, titolare dell’impresa sub appaltatrice dei lavori, che avrebbe dovuto garantire sulla qualità dei materiali impiegati, Natale Albertani, 72 anni, di Corteno Golgi, in provincia di Brescia, titolare dell’azienda che si occupò del montaggio della tettoia, Pasquale Alberti e Francesco Cerbino, rispettivamente di 67 e 74 anni, tutti e due di Lauria, responsabili del procedimento (Rup) e Attilio Grippo, 65 anni, di Lauria, titolare del software utilizzato per fare il progetto. Più in particolare, per tutti le ipotesi di accusa sono di disastro doloso, omicidio colposo e lesioni colpose; Francesco Mitidieri è chiamato a rispondere anche di falso.
Fondamentale nella decisione di rinviare a giudizio i nove imputati è stata la perizia scritta da tre consulenti durante l'incidente probatorio svoltosi nel 2020. La relazione conclude che non è stato il forte vento a provocare lo sganciamento del tetto, ma progettisti, calcestruzzo e una serie di superficialità incredibili a leggersi ora. In pratica, secondo l'accusa, se il raccordo tra tetto e resto della struttura fosse stato costruito a regola d'arte avrebbe resistito al forte vento e la tragedia sarebbe stata evitata.
In aula erano presenti anche i genitori della vittima, papà Domenico e mamma Maria Cristina che, rappresentati dagli avvocati Raffaele Melfi e Antonio Donadio, chiedono sia fatta giustizia. L'ordine degli psicologi di Potenza per onorare la memoria di Giovanna Pastoressa ha istituito un premo giunto alla terza edizione e dedicato alla valorizzazione dei giovani psicologi lucani.
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