CASO ORIOLI: LA RICERCA DI VERITA' DA PARTE DI MAMMA OLIMPIA NON SI FERMA

CASO ORIOLI: LA RICERCA DI VERITA' DA PARTE DI MAMMA OLIMPIA NON SI FERMA

Il Comitato #VeritàeGiustiziaperLuca#, composto da cittadine e cittadini attenti affinché si garantisca una Giustizia “GIUSTA” per tutti, si è riunito alla presenza dell’Associazione Libera, dell’avvocato Antonio Fiumefreddo e di una rappresentanza degli studenti e degli universitari della provincia di Matera, per affiancare e supportare mamma Olimpia Orioli, nella ricerca inarrestabile della verità su quanto accaduto il 23 marzo del 1988.


Nella cittadina di Policoro due giovani, Luca Orioli e Marirosa Andreotta, vengono trovati senza vita nel bagno della villetta dei genitori di lei. Sin da subito la versione ufficiale parlò di una tragica fatalità domestica. “La porta del bagno era aperta”, dirà la mamma di lei che insieme al figlioletto rinvenne i due corpi.
Inizia così l’odissea con ricostruzioni montate e smontate. Tante le ipotesi della morte che hanno condizionato le aperture e le archiviazioni senza mai istruire un processo:
1. folgorazione dovuta ad un caldo-bagno, da perizia, risultato perfettamente funzionante; 2. elettrocuzione attribuita impropriamente ad una presa di corrente. I CC di Policoro accerteranno il reato per la manomissione della sequenza delle foto scattate dal perito, e successivamente montate, cambiando l’ordine degli scatti. L’iniziale presa “nastrata” (come da verbale), quindi innocua, viene sostituita da quella “snastrata” dopo, dal perito, e fotografata per rendere credibile l’elettrocuzione;


3. monossido di carbonio (dice il dottor Strada) dovuto ad una caldaia risultata poi perfettamente funzionante (come documentato agli atti); 4. prima autopsia nel 1996 (perito d’ufficio prof. Umani Ronchi) causa omicidiaria, mai presa in considerazione; 5. UACV (unità analisi crimine violento, ente non più attivo) monossido di carbonio. Perizia smontata. 6. elettrocuzione, questa volta attribuita ad un tubo di scarico del water, risultato in PVC, quindi non conduttore di corrente; 7. seconda autopsia nel 2010. Monossido di carbonio. L’incarico viene affidato al perito dott. Introna, dipendente del dottor Strada, che aveva nel ‘95 individuato come causa di morte il monossido, poi sconfessato. Conflitto di interesse?

E’ fondamentale ricordare che lo stesso dottor Introna, in una trasmissione televisiva del 5 aprile del 2023 “Pomeriggio Norba”, smentisce il monossido come causa di morte: “quel quantitativo di monossido non poteva far morire due persone”. La riapertura di un caso, prevista quando vi siano “fatti nuovi o fatti non valutati”, come dice l’avvocato Fiumefreddo, ha consentito la recente richiesta di avocazione presentata presso la Procura di Potenza, gerarchicamente superiore a quella di Matera. Avocazione sollecitata per valutare fatti accertati, e che non sono mai stati presi in considerazione o approfonditi dalla Procura materana. Trentasette anni di brutture vissute e raccontate di ostinata negazione della verità e della giustizia. Tante saranno le iniziative che metteremo in campo per continuare a mantenere alta l’attenzione sul caso. Intendiamo costruire alleanze, educare alla memoria e alla solidarietà promuovendo azioni pubbliche.

Il Comitato auspica con forza la riapertura del caso presso la Procura Generale di Potenza, cosicché si dia finalmente un segnale chiaro e coraggioso, non solo sul piano giudiziario, ma anche su quello simbolico ed etico. Non si tratta soltanto di riaprire un fascicolo: è necessario restituire credibilità alle Istituzioni, ravvivare la fiducia dei cittadini nella giustizia e mostrare che lo Stato sia capace di rispondere con trasparenza e responsabilità. La vicenda di Luca non è solo privata: è un impegno collettivo, un dovere civile, una battaglia di verità e giustizia che riguarda TUTTI NOI.


 

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