LASCIARONO GARZA NELL'ADDOME, CONDANNATA EQUIPE MEDICA

LASCIARONO GARZA NELL'ADDOME, CONDANNATA EQUIPE MEDICA

Una equipe operatoria dell'ospedale di Melfi composta da due medici (tutti e due non più in servizio) e due infermieri (un ferrista e un'assistente) dovranno risarcire l'Asp con 95 mila e 500 euro per aver lasciato una garza nell'addome di una paziente dopo un parto cesareo.

E' quanto ha stabilito, in appello, la Corte dei Conti che ha respinto il ricorso presentato, in particolare, dall'infermiere ferrista confermando la sentenza emessa in primo grado dal collegio della stessa Corte dei Conti. Nel dettaglio, i componenti dell’equipe operatoria dovranno pagare i 95 mila e 500 euro in misura diversa, ossia il 30 per cento ciascuno (28. 650 euro) per il primo e secondo chirurgo, i medici Tiziana Morra e Alberico Antonio Vona, e per il  ferrista, Gerardo Marino, mentre il 10 per cento della somma (9. 500 euro) dovrà essere versata dall’infermiera, Lucia Zampino. Il 5 settembre del 2014, nel reparto di ostetricia dell'ospedale di Melfi una donna di Cerignola viene sottoposta ad un cesareo per la nascita di un figlio. Un giorno di gioia, che, però, si trasforma ben presto in un tunnel doloroso. L’equipe medica le lascia nell’addome una garza. Per mesi la donna soffre di dolori lancinanti, ricorrendo più volte alle cure dei medici. Poi, deve essere nuovamente operata per rimuovere la garza dimenticata nell'addome, intervento che comporta anche l'asportazione di alcuni organi interni. Da qui, il ritorno a una vita normale e la richiesta di risarcimento all'Azienda sanitaria che il 7 settembre del 2016 paga 191 mila euro. La delibera dell'avvenuta corresponsione del risarcimento viene inviata alla Corte dei Conti che avvia le indagini al termine delle quali per l'equipe operatoria scatta l'invito a dedurre e poi la citazione in giudizio. Il processo si conclude nel 2022. Secondo i giudici del collegio contabile, l'equipe operatoria è responsabile di una malpractice sanitaria (cattiva pratica medica).

 Ma della cifra richiesta dalla procura contabile (191 mila euro), alla donna i medici pagano solo la metà in quanto l'altra metà resta a carico dell'Asp: l'Azienda sanitaria  non aveva predisposto la scheda, raccomandata dalle linee guida, su cui annotare il conteggio delle garze nelle diverse fasi dell'intervento.  

In secondo grado, conclusosi ieri (mercoledì 24 gennaio), la prima sezione giurisdizionale centrale d'appello della Corte dei Conti (presidente Enrico Torri, consigliere relatore Beatrice Meniconi) ha confermato la sentenza di primo grado. 


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