Agroalimentare, Federconsumatori Basilicata lancia l’allarme ricarichi: fino al 300 per cento dal campo alla tavola
Il caro energia, dice il presidente regionale Michele Catalano, spinge la speculazione dai campi alla tavola con gli agricoltori costretti a lavorare in perdita ed i consumatori a tagliare il carrello della spesa a causa dell’aumento dei prezzi al dettaglio. Gli ultimi dati dell’inflazione evidenziano un rincaro dei prodotti alimentari sugli scaffali di negozi e supermercati spinto dal record del petrolio.
Se i prezzi per le famiglie corrono, i compensi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non riescono neanche a coprire i costi di produzione con il balzo dei beni energetici che si trasferisce infatti a valanga sui bilanci delle imprese agricole strozzate da aumenti dei costi non compensati da prezzi di vendita adeguati. Molte imprese agricole in Italia stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali.
Aldilà dei trattori in strada e delle complesse ragioni, contraddizioni e strumentalizzazioni, come federconsumatori condividiamo l'idea di un confronto sui temi dei prezzi al consumo, della catena produttiva e distributiva dalla terra alla tavola, di sicurezza alimentare, di controlli sui prodotti e di agricoltura sostenibile contro gli agricoltori negazionisti dei mutamenti climatici, ecc. (anni fa dopo una lunga battaglia, con la rete Stop glifosate, abbiamo ottenuto l'abolizione del glifosate nell'agricoltura non convenzionale e sovvenzionata).
Riteniamo opportuno che nel contesto della protesta offriamo il punto di vista dell'anello finale della catena: i consumatori, aprire un confronto sulle filiere di consumo piuttosto che sugli aiuti, su attività promosse da consumatori, produttori e altri attori della filiera, che si concretizzano in patti di collaborazione. Tali esperienze, che vanno oltre la ridefinizione del rapporto tra produzione e consumo di cibo, sembrano essere rilevanti per la capacità che assumono nel favorire processi di cambiamento sociale nei sistemi alimentari locali.
Le attività che vanno nella direzione di costruire “comunità” locali basate sui patti, sembrano dimostrare che “l’esperienza collettiva attraverso le pratiche diventa lo strumento per trasformare il quotidiano”, e che “costruire comunità a partire dalle riflessioni e dalle pratiche sul cibo significa mettere al centro le relazioni”.Una prima trasformazione è legata alla varietà dei prodotti agricoli. Infatti, la filiera locale fa riferimento a regole locali, per cui una comunità può scegliere il tipo di coltura che intende praticare, tenendo in considerazione le varietà che sono più adatte alle particolari condizioni di quel luogo. È, pertanto, una fitospecificità che si lega ad aspetti simbolici e relazionali connessi al cibo e all’incidenza che questi hanno sugli spazi dell’alimentazione (abitazioni, mercati, ecc.), e che è uno dei fondamenti su cui si basa il concetto di sovranità alimentare.
Nei circuiti alimentari locali la biodiversità ambientale si associa a quella alimentare. Il legame di prossimità incentiva i produttori ad utilizzare metodi di produzioni maggiormente indirizzati al rispetto ambientale e, pertanto, ad un minor utilizzo di input chimici, favorendo un metodo integrato o biologico rispetto al convenzionale, che è spesso utilizzato dalle grandi imprese. In altre parole "la possibilità di coltivare e consumare cibi con differenti qualità nutrizionali e organolettiche è la precondizione principale per un’alimentazione sana.
Quindi, se la relazione locale è la precondizione per la biodiversità, anche la disponibilità di alimenti diversi e un’alimentazione sana è un prodotto collegato a queste stesse relazioni".