A tre mesi dall' insediamento, la Presidente f.f. del Parco Nazionale Appennino Lucano, Val d'Agri - Lagonegrese, Rosita Gerardi, traccia un bilancio degli interventi che l'ente ha messo in campo per contrastare l'emergenza cinghiali.
“Come tutti sappiamo - dice Gerardi - il problema è fortemente sentito e colpisce l'intero territorio lucano. Per questa ragione, per quanto di nostra competenza, abbiamo provato a bruciare le tappe concentrando le nostre energie su tutto ciò che il Parco poteva fare per incontrare le esigenze dei cittadini ed, in particolar modo, di tutti coloro i quali subiscono danni economici e sostanziali in seguito alla complessità della situazione degli ultimi mesi. Grazie al supporto degli uffici - aggiunge Gerardi - presto riusciremo a portare in approvazione il "Piano Ordinario di Gestione dell'Emergenza Cinghiali". Immediatamente dopo, il piano verrà anche valutato ed esaminato dall' Ispra. In secondo luogo, dopo aver dato seguito alle ordinanze regionali e nazionali relative alle misure di contenimento della cosiddetta Peste Suina Africana, abbiamo messo in campo misure concrete per arrivare all' obiettivo dell'80% di abbattimento dei capi entro il 2026”. In merito a questo tema, Gerardi sottolinea che lo sforzo degli uffici è stato particolarmente gravoso, “soprattutto - conclude - se pensiamo al sostanziale immobilismo della precedente gestione sul tema”. Nelle prossime ore partirà il bando di selezione per la formazione di 100 "Bioregolatori", da Gerardi fortemente voluto ed immediatamente attuato dal Direttore Luzzi. Si tratta di una nuova figura gestionale pensata per affrontare nel migliore dei modi l'emergenza Psa ed altre questioni urgenti. “Ad ogni modo, queste nuove figure - dice Gerardi - integrate nel piano di gestione e coordinate dalle figure tecniche e scientifiche dell'Ente, consentiranno di perseguire gli obiettivi con maggiore consapevolezza potendo contare sulle strategie più avanzate, anche alla luce del nuovo quadro normativo. Particolare importanza verrà inoltre data all'utilizzo di nuove tecniche di cattura che si aggiungeranno ai prelievi con tecniche tradizionali. Le strategie di gestione messe in campo, se applicate nel migliore dei modi, non andranno in contrasto con gli scopi istituzionali dell'area protetta che ha come obiettivo non solo la conservazione dell'ambiente, ma anche quella dell'uomo e delle sue attività tradizionali come dice la legge”.