“La deroga all’obbligo assicurativo Rca (Responsabilità civile autoveicoli) per i mezzi agricoli impiegati solo in terreni e lavori dell'azienda è una prima importante apertura su un tema strategico, sostenuto con forza negli ultimi anni da Cia-Agricoltori Italiani.
L’obiettivo è di evitare che le aziende siano gravate da ulteriori costi”. Così Cia-Agricoltori, commenta il via libera in Commissione Agricoltura al Senato, dell’emendamento al Ddl Pmi che deroga all’obbligo Rca per le macchine agricole che operano solo in aree private e non circolano su strada. “Piuttosto – dice il presidente Cia Potenza Giambattista Lorusso – la priorità è investire per ammodernare il parco mezzi agricoli che in Basilicata ha un’età media di 22 anni; quest’anno sono state immatricolate 166 trattrici e 69 rimorchi con un incremento del 4%.
L’obbligo assicurativo per i mezzi agricoli fermi – sottolinea - è una questione che grava da più di due anni sulle spalle dei produttori, rischiando di aumentare l’incertezza per gli operatori del settore. Gli imprenditori agricoli si trovano, infatti, davanti al paradosso di dover assicurare anche mezzi fermi o non immatricolati, con costi inutili e rischi di irregolarità formali. Già oggi i carrelli elevatori e i mezzi impiegati in porti e aeroporti sono esclusi da quest’obbligo. Estendere la stessa logica al comparto agricolo e agromeccanico è, dunque, per Cia un atto dovuto”.
Cia evidenzia che innovazione, digitalizzazione e meccanizzazione sono le parole chiave del futuro in agricoltura. “Di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici e alla pressione crescente sui sistemi agricoli, per produrre di più con meno, le aziende hanno bisogno di supporti tecnologici potenti e diffusi”, spiega il presidente Cristiano Fini. “Ed è proprio l’agritech – dalla robotizzazione in campo ai sistemi satellitari, dai big data all’intelligenza artificiale – a rappresentare lo strumento indispensabile per coniugare sostenibilità ambientale, competitività economica e sicurezza alimentare”.
Nonostante i progressi degli ultimi anni, grazie anche a incentivi e misure dedicate, resta però un forte gap: “Il 50% circa delle imprese agricole italiane ha ancora poca familiarità con lo smart farming -ha rilevato Fini-. Per questo, Cia continua a investire in percorsi di alfabetizzazione digitale e partnership strategiche, come quella con xFarm, per offrire agli agricoltori formazione specialistica e soluzioni concrete. L’obiettivo è accompagnare le aziende, soprattutto quelle giovani e nelle aree interne, in un percorso ad hoc, con la convinzione che l’innovazione non sia solo questione di macchine, ma di competenze”.
D’altra parte, oggi e ancora di più in futuro, “le tecnologie digitali riguarderanno l’intero processo produttivo: monitoraggio dei terreni, gestione delle risorse, raccolta e analisi dei dati di produzione, blockchain e tracciabilità delle filiere. Tutti strumenti per aiutare le imprese a ridurre costi e sprechi, ottimizzare input chimici e idrici, migliorare la qualità dei raccolti e aumentare l’impronta green”, ha continuato il presidente di Cia. Infatti “fare smart farming" significa anche prendere decisioni sui campi grazie alle informazioni raccolte. Gli agricoltori non producono più solo cibo ma anche dati, che sono il driver del nuovo paradigma digitale”.
In questo contesto, resta ugualmente cruciale il tema della meccanizzazione. “Le macchine agricole italiane sono le più vecchie in Europa -ha ricordato Fini-. Nelle campagne circolano ancora trattori con 50 anni di servizio e 1,3 milioni di mezzi non dispongono dei sistemi di sicurezza, tanto che ogni anno si contano oltre 100 vittime. Ecco perché occorre favorire in tutti i modi il ricambio del parco macchine, con agevolazioni e provvedimenti mirati.
La sostituzione dei mezzi obsoleti non può più essere rinviata”. Inoltre, “le macchine di nuova generazione, integrate con sistemi digitali, non solo consentono di dosare con precisione le risorse, ma possono abbattere fino al 95% delle emissioni inquinanti -ha aggiunto il presidente di Cia-. Autosufficienza alimentare, redditività e sostenibilità per i produttori, passano quindi da una meccanizzazione innovativa e tecnologica, un processo che deve essere irreversibile”.











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