Guidare l’agricoltura oltre lo stallo, con risposte efficaci alle sfide del clima, dei mercati e della transizione. Avendo ben chiaro che non basta solo promuovere il cibo Made in Italy, prima di tutto va difeso chi lo produce, a partire dalle aree interne dove si trova il 56% della superficie coltivabile.
È questo il messaggio lanciato da Cia-Agricoltori Italiani in occasione dell'Assemblea annuale, a Roma, che ha richiamato oltre 400 delegati da tutta Italia sotto lo slogan “Agricoltura al bivio: più valore a chi produce”. All’assemblea ha partecipato una delegazione di delegati della Cia lucana guidata dal coordinatore Potenza-Matera Giambattista Lorusso.
La delegazione lucana ha messo sotto i riflettori in particolare due questioni. Prima di tutto le due facce della questione acqua: la siccità e le alluvioni.
Il Paese, hanno fatto presente i delegati, ha già subito oltre 90 miliardi di euro di danni in 40 anni a causa degli eventi estremi. Come rimediare? Per Cia ci sono almeno cinque azioni da adottare: dare priorità negli interventi di messa in sicurezza alle zone a più alto rischio naturale; definire e avviare subito un nuovo Piano nazionale per la crescita dei grandi invasi da considerarsi integrati, e non alternativi, ai piccoli invasi; accelerare sul riutilizzo delle acque reflue e depurate; approvare finalmente una legge contro il consumo di suolo agricolo, visto che si continua a cementificare 2,4 metri quadrati di suolo al secondo; incentivare le funzioni di manutenzione del territorio svolte dagli agricoltori. "Sono richieste – sottolinea la Cia Potenza-Matera – particolarmente attese in Basilicata specie per fronteggiare l’attuale emergenza idrica che non è tale solo per il potabile".
Poi, il nodo aree interne. "Investire sulle zone rurali - è stato detto - è un’urgenza economica e sociale, che necessita di una strategia unica nazionale che arresti lo spopolamento in queste aree, che soffrono la rarefazione dei servizi, lo smantellamento delle infrastrutture e una generale marginalizzazione". Per la Cia le aree interne hanno bisogno in primis del rafforzamento e ammodernamento del sistema infrastrutturale materiale e immateriale (strade, scuole, presidi sanitari, digitalizzazione, luoghi di cultura). Quindi misure di fiscalità agevolata sul modello delle ZES; riconoscimento dell’agricoltura familiare con norme specifiche; più facile accesso al credito per innescare il ricambio generazionale; valorizzazione delle produzioni locali e consolidamento dei legami con il turismo.
Tra gli altri temi affrontati, quello del valore lungo la filiera, con politiche per il riequilibrio e la trasparenza nei rapporti commerciali e nel processo di formazione dei prezzi; sostenendo realmente l’aggregazione, con incentivi anche fiscali; costruendo un Osservatorio Ue. Poi, la fauna selvatica, per la quale la Cia chiede un censimento delle specie invasive a livello nazionale, l'indennizzo sia dei danni diretti che indiretti. Sul tema lavoro e manodopera, la sostituzione del vecchio voucher con il LoAgri, numeri alla mano, ha già fallito i suoi obiettivi. La proposta confederale è quella di mettere a disposizione delle aziende virtuose un ticket, dal valore contenuto, da poter usare in qualsiasi momento dell’anno.
Infine la Cia chiede una Politica agricola comunitaria più flessibile per intervenire subito nelle situazioni di crisi e più attenta a tutelare andamento produttivo e reddito agricolo, includendo interventi per la gestione del rischio, favorendo gli investimenti, facilitando l’implementazione delle innovazioni. Va pure riformata l’attuale riserva agricola affinché possa meglio affrontare i rischi eccezionali e catastrofici.