Per la prima volta in Basilicata è stato impiantato, in una donna di Tito di 60 anni, uno stimolatore periferico wireless di ultimissima generazione, tecnica garantita in pochi centri sul territorio nazionale.
Dopo il traguardo dei mille interventi effettuati in meno di due anni dall’avvio della rete di Terapia del dolore dell’Aor San Carlo di Potenza, fortemente voluta dalla direzione strategica aziendale, proseguono con importanti risultati le attività nell’ambito della neurostimolazione. Lo annuncia il direttore generale Giuseppe Spera affrontando il tema di alcuni obiettivi della medicina spesso considerati minori, ma essenziali per il benessere del cittadino, quali le azioni finalizzate a “garantire il diritto a non soffrire inutilmente.
Dalle esperienze della Terapia del dolore - conclude il direttore Spera - si comprende quanto la neurostimolazione possa essere utilizzata efficacemente per alleviare i dolori cronici ed acuti che affliggono le persone di ogni età, anche molto giovani”.
“La paziente - spiega il dottor Antonio Giardina, responsabile della struttura di Terapia del dolore dell’Aor - lamentava un dolore, non controllabile, di origine neuropatica, in seguito a numerosi interventi chirurgici al ginocchio. Nei dieci anni successivi il dolore si è aggravato fino all’impossibilità di qualsiasi contatto con indumenti o tessuti, condizionando, di fatto, la deambulazione e le normali attività quotidiane.
In sede operatoria, dopo aver individuato il nervo danneggiato in anestesia locale e con ausilio di guida ecografica e radiologica intraoperatoria per evidenziarne il corretto posizionamento, si è proceduto all’impianto, con tecnica percutanea, di un elettrocatetere stimolatore quadripolare contenente un microchip in grado di ricevere e decodificare i comandi trasmessi dall'esterno, tramite un sistema trasmettitore wireless, e commutarli in segnali elettrici utili ad alleviarne il dolore neuropatico.
La stimolazione non elimina la causa del dolore - spiega il medico - bensì il segnale di dolore che viene trasmesso al cervello. Il sistema è innovativo anche perché prevede la sola inserzione di un elettrocatetere all’interno del corpo del paziente abbattendo, in questo modo, i problemi legati all’impianto di generatori di impulsi voluminosi -batterie- nel corpo del paziente stesso.
Nella giornata successiva all’impianto, al momento della dimissione, abbiamo provato una grande soddisfazione per il lavoro fatto e una gioia immensa per la paziente - conclude il dottor Giardina - nel poterla vedere poggiare la mano sul suo ginocchio, senza che ella avvertisse, finalmente, le terribili scosse elettriche che la hanno afflitta per diversi anni; al controllo post-operatorio, a distanza di sette giorni dall'impianto, il dolore si è ulteriormente ridotto, con molta soddisfazione da parte della paziente e di tutta l'equipe”.