Area industriale Tito scalo

INQUINAMENTO TITO SCALO, PEDICINI (MET) LANCIA UN GRIDO D'ALLARME

“In Basilicata ci sono varie emergenze ecologiche. Una, molto pericolosa, riguarda l’area ex Daramic nella zona industriale di Tito. Il sito e lo stabilimento, dove fino al 2008 si producevano separatori per batterie, sono stati sequestrati dalla Procura di Potenza a maggio 2023 nell’ambito di un’inchiesta per disastro ambientale in relazione all’inquinamento del torrente Tora, affluente del Basento.

Nell’acqua del Tora sono sono stati riscontrati valori di trielina spaventosi, molto superiori a quelli consentiti dalla legge (la trielina è una sostanza chimica altamente cancerogena). L’inquinamento provocato dalla ex-Daramic rientra nella complessa vicenda dei lavori di bonifica dei Sin (Sito di Importanza Nazionale) delle zone industriali di Tito (ex Liquichimica) e della Val Basento (ex polo chimico). In entrambi i casi, pur a fronte di notevoli finanziamenti pubblici, ci sono ritardi inammissibili per l’esecuzione degli interventi e la situazione è sempre più rischiosa per la salute pubblica”. Sull’inquietante e complessa vicenda dell’inquinamento industriale in molte aree della regione, interviene il Movimento Equità Territoriale della Basilicata. “Di queste emergenze - spiega Piernicola Pedicini, eurodeputato e segretario nazionale di Met - mi occupai già nel 2015 quando presentai un’interrogazione alla Commissione Ue. Fin da allora segnalai che le ispezioni effettuate dall'Arpa Basilicata dimostravano la presenza nell'area di terreno/fosfogessi con una componente molto superiore ai livelli stabiliti per legge e mettevo in evidenza che erano state assegnate ingenti risorse per la bonifica dell'area rientrante nel Sin Tito, ma il Consorzio Asi Potenza, soggetto attuatore, non aveva ancora provveduto alla messa in sicurezza dell'area. La Commissione europea - ricorda Pedicini - rispose dicendo che avrebbe contattato le autorità italiane competenti per avere informazioni sulla presenza di inquinanti nell’area e che si sarebbe attivata di conseguenza. Inoltre, disse che le autorità italiane competenti dovevano garantire la protezione della popolazione realizzando opere di bonifica e decontaminazione nel rispetto delle norme fondamentali di sicurezza previste dalle direttive dell’Ue. Gli interventi di bonifica vennero avviati nel 2017, a circa due anni dalle sollecitazioni della Commissione Ue”.  “Purtroppo, - argomenta il Movimento Equità Territoriale - stando alla cronaca, va rilevato che ad oggi l’emergenza è ancora tutta aperta.  Infatti, secondo alcune notizie di stampa, sembra che il contaminante continui a defluire dal sito ex-Daramic nei terreni e nelle falde acquifere adiacenti, rendendo di fatto inefficaci o non risolutivi gli interventi di bonifica effettuati e in corso. Stessa problematica per il recupero e la bonifica dell’area ex Liquichimica, sempre nel complesso industriale di Tito scalo, e dell'area ex polo chimico nella zona industriale Val Basento. E’ chiaro che davanti a queste inadempienze e questi ritardi - conclude il Met lucano - ci sono delle precise responsabilità pubbliche da parte della Regione Basilicata, del ministero dell’Ambiente e di tutti gli altri soggetti istituzionali che, a vari livelli, avevano il dovere di intervenire”.