BOCHICCHIO SUL SALARIO MINIMO
Con l’approvazione della legge delega sul salario minimo, il Parlamento ha scelto di non scegliere. Invece di stabilire per legge una soglia salariale minima e dignitosa per tutti i lavoratori, ha deciso di delegare ogni decisione futura al Governo, rinviando ancora una volta una riforma tanto urgente quanto necessaria.
Il testo approvato non fissa alcun valore minimo, non indica alcuna cifra, non offre alcuna garanzia. Si limita a prevedere che il Governo, entro sei mesi, “definirà criteri” ispirandosi ai contratti collettivi “più rappresentativi”. Ma i lavoratori non vivono di principi astratti: hanno bisogno di tutele reali, qui e ora.
Il salario minimo avrebbe dovuto essere una risposta concreta al dilagare del lavoro povero, ai salari da fame e alla perdita costante del potere d’acquisto. Invece, questa legge lascia tutto com’è. Chi oggi guadagna 6, 5 o perfino 4 euro l’ora continuerà a farlo, perché la norma non prevede una soglia minima effettiva, né vincolante.
Affidarsi ai “contratti più applicati” significa, di fatto, escludere milioni di lavoratori non coperti da una contrattazione forte, in particolare nei settori più deboli e meno sindacalizzati. Anche i lavoratori del pubblico impiego sono esplicitamente esclusi. Il risultato? Una frattura ancora più profonda tra chi è tutelato e chi non lo è, che alimenta diseguaglianze già intollerabili.
Ancora una volta, il Parlamento – o meglio, la maggioranza – ha scelto di non assumersi responsabilità, abdicando alla propria funzione legislativa e limitandosi a passare la palla al Governo. Un atto di debolezza politica che lascia senza risposta una delle emergenze sociali più gravi del Paese.
Serve una legge vera, immediata, che introduca un salario minimo legale, vincolante e universale. Una soglia chiara: almeno 9 euro lordi l’ora, per tutti i lavoratori, senza eccezioni e senza ambiguità. Basta scorciatoie, basta deleghe generiche, basta simulazioni di intervento mentre milioni di persone vivono in condizioni indegne.
È per queste ragioni che nei giorni scorsi ho scelto di aderire con convinzione alla proposta del collega Lacorazza, sottoscrivendo una PDL di iniziativa regionale rivolta alle Camere, per l’istituzione di un salario minimo legale fissato a 9 euro lordi l’ora. Condivido pienamente anche la sua proposta, avanzata in Commissione regionale, di introdurre correttivi negli appalti pubblici regionali per garantire migliori tutele alle lavoratrici e ai lavoratori coinvolti.
Si tratta di un’iniziativa concreta, nata dal basso, che restituisce centralità alla volontà popolare e dà finalmente voce a chi lavora e chiede dignità.
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